Johannes Brahms
Concerto in re maggiore op.77 per violino e orchestra
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Sinfonia n.4 in la maggiore op.90 (“Italiana”)
Sabato 16, alle 20.30 (con replica domenica 17 alle 18.00), secondo appuntamento con i Concerti del Teatro di San Carlo: orchestra ancora protagonista, insieme alla solista Cecilia Laca, artista di casa al San Carlo, dal 2006 Primo Violino di Spalla. Sul podio, la bacchetta familiare di Sergio Alapont, già alla guida della compagine stabile nella scorsa stagione sinfonica. Il programma punta sull’Ottocento romantico di Brahms e Mendelssohn: da una parte, lo sguardo su un mondo che sta per finire; dall’altra, il gusto classico di una scrittura i cui valori si saldano nel presente, attualizzandone i significati.
Apre la serata, il Concerto in re maggiore op.77 per violino e orchestra del compositore amburghese. Si capisce subito quanto Brahms aspiri ad essere considerato erede legittimo di Beethoven, in particolare, considerando la “consonanza” stilistica con il Concerto per violino del compositore di Bonn, nella stessa tonalità d’impianto. Dedicata all’amico violinista, Joseph Joachim, l’op.77 viene diretta dal compositore in prima esecuzione assoluta. Forza e sensibilità del lirismo brahmsiano, unite alla ritmica travolgente dal passo serrato: ecco il senso di una musica che vive di nostalgiche reminiscenze nella lunga “notte romantica”. E se Brahms guarda a Beethoven, Mendelssohn si volta ancora più indietro, a Bach e Mozart. Durante la prima assoluta della sua Sinfonia “Italiana”, che chiude il programma, il compositore eseguirà al pianoforte il Concerto in re minore di Mozart.
L’“Italiana” nasce dalle suggestioni di un lunghissimo viaggio in Italia, tra il 1830 e il 1832. “Cartoline” musicali, i movimenti di questa Sinfonia. Nitore della partitura, armonia dei timbri orchestrali: la scrittura di Mendelssohn sembra subire il fascino del paesaggio, filtrato dai colori dei quadri di Tiziano e Giorgione.
(Com)
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