lunedì, novembre 08, 2010

Rovigo, una nota di Italo Nunziata sull'Elisir D'amore

Di Seguito una nota del regista dell'Elisir D'Amore Italo Nunziata, che sta curando la messa in scena dell'opera per il Teatro Sociale di Rovigo.






“Sogni e favole io fingo: e pure in carte

Mentre favole e sogni orno e disegno,

In lor (folle che io son!) prendo tal parte,

Che del mal che inventai piango e mi sdegno….”


Pietro Metastasio





Credo che in queste parole del Metastasio possano essere racchiusi sia tutta la forza innovativa di quest’opera sia il perché del grande successo che questa ha avuto e continua ad avere ai nostri giorni. Proposta al pubblico in un periodo storico in cui il modello rossiniano d’opera comica dominava le scene teatrali, quest’opera si affranca dal gusto imperante dell’epoca ritornando alla tradizione della scuola napoletana del ‘700 ed esaltandone l’elemento sentimentale che aveva così tanto caratterizzato la scuola partenopea da renderla indiscussa regina dei palcoscenici di tutto il mondo fino all’avvento dell’astro Rossini. Un’opera che, seppur ricalcando in gran parte i cliché di una tradizione antica, ne rielabora il linguaggio attraverso una cifra compositiva melodica del tutto nuova nel trattamento dello stile comico.

Proprio per mettere maggiormente in risalto i rapporti tra i protagonisti, i lori caratteri e le loro vicende sentimentali, in accordo con lo scenografo e costumista Pasquale Grossi, ho scelto di far vivere i personaggi dell’opera all’interno di un impianto scenografico lontano dalla descrizione puramente oleografica che la trama potrebbe suggerire. Una sorta di contenitore/scatola magica dove le azioni dei protagonisti potessero essere esaltate dalla “pulizia” dello spazio scenico e dal gioco divertente e divertito di tutta una serie di elementi di attrezzeria, mossi dal coro stesso e dai figuranti a sottolineare la loro presenza attiva all’interno dello svolgimento della vicenda. Una scena che, apparendo all’inizio quasi “bidimensionale” agli occhi dello spettatore, proprio come una scatola magica diventi quasi “tridimensionale”, mettendo maggiormente in risalto il gioco dei sentimenti in spazi solo allusivi alle diverse situazioni del momento e che lascia lo spettatore libero di costruire e ampliare con l’immaginario che la musica gli suggerisce. Nell’Elisir d’amore si può facilmente prescindere dal luogo e dal tempo e dall’ambientazione originaria, non possedendo la trama un colore locale preciso. Per “spolverare” e rendere più fluida l’azione dei movimenti e mantenere un richiamo ad un passato un po’ più favolistico, i costumi sono ispirati ai primi decenni del secolo scorso

All’interno di un impianto scenografico essenziale, il punto di riferimento figurativo ed allusivo delle situazioni è stato invece affidato alla riproduzione di alcune grandi tele dell’artista Hannu Palosuo, pittore finlandese che si è formato e lavora da più anni in Italia. Non l’opera d’artista creata appositamente per la messa in scena, ma al contrario l’emozione dell’opera d’artista trasportata dal mondo reale a quello più immaginifico del mondo teatrale, quasi che la realtà possa diventare stimolo e chiave di lettura alla riproposizione scenica di opere liriche. Lo stimolo proviene quindi dalle opere di un artista contemporaneo che, trasportate all’interno di un impianto di messa in scena teatrale, possano trovare insieme con quest’ultima un comune linguaggio di comunicazione e suggestione visiva per il pubblico. Uno stimolo ideativo al quale tutta l’equipe di lavoro di questo spettacolo crede molto


(Comunicato/teatro Sociale di Rovigo)



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