martedì, dicembre 21, 2010

Note di Regia sulla Luisa Miller - Conversazione con Ivan Stefanutti


Di seguito l'intervista di Claudia Cianciulli a Ivan Stefanutti, regista della Luisa Miller - opera verdiana  in scena dal 22 dicembre al Teatro Verdi di Salerno.


Conversazione con Ivan Stefanutti

di Claudia Cianciulli


Regista, scenografo e costumista di grande sensibilità spazia con agilità dal repertorio popolare ai titoli meno frequentati giungendo fino all’opera contemporanea. Durante la sua carriera ha creato allestimenti per i più diversi palcoscenici: dalla gigantesca Arena open air - presso il Teatro dell’Opera di Roma - a Villa Borghese, fino al piccolo e prezioso Teatro dell’Opera di Montecarlo. Alcuni suoi spettacoli sono periodicamente rimessi in scena, con grande successo sia di pubblico che di critica; tra tutti ricordiamo: La bohème, spettacolo che in pochi anni è stato allestito in 14 teatri e Andrea Chénier in scena dal 1996.

Chiacchiero con lui a proposito della Luisa Miller salernitana.

Maestro ha già diretto il capolavoro verdiano?
Sono al mio debutto con la Luisa Miller e sono davvero emozionato e felice che possa avvenire in questa città e in questo teatro. Nutro una profonda stima per Daniel Oren, che conosco personalmente da molti anni; lavorare con lui è sempre stato molto stimolante. Per quest’opera ho un cast di artisti internazionali di chiara fama che renderanno ancora più prestigioso l’allestimento.

Cosa pensa della Luisa Miller?
Con quest’opera, considerata punto di connessione tra le opere giovanili del compositore e quelle della cosiddetta trilogia popolare (Rigoletto, Il trovatore e La traviata), il genio verdiano entra nella sua piena maturità espressiva e si manifesta in tutta la sua potenza con una musica capace di scolpire gli animi e di profilarne un’intensità emotiva carica di grande suggestione. Luisa Miller è una tappa fondamentale nello sviluppo della drammaturgia di Verdi che con la musica scava nella psicologia e nelle emozioni dei personaggi. Un melodramma in cui la musica, che ha il potere di scandagliare gli animi, supera le parole o semplicemente ha la capacità di trasformare le parole in musica.

Qual è l’aspetto che l’affascina maggiormente in quest’opera?
Nella drammaturgia di Verdi il rapporto genitori-figli è essenziale. Nella Luisa Miller ci sono degli elementi che delineano le personalità dei genitori come quelle più complete e sfaccettate sulle quali la musica costruisce un caleidoscopio di emozioni intime e profonde. Sono proprio i padri - a differenza degli altri protagonisti delineati in maniera più superficiale - i personaggi più veri e completi. Miller è l’ideale del buon padre: vuole la felicità di sua figlia e che l’onore di lei sia salvo. Anche Walter vuole la felicità di suo figlio, ma l’onore - specialmente il proprio - rappresenta una considerazione secondaria. Per il conte, la felicità s’identifica chiaramente con la condizione sociale ed il successo materiale. Sono i due padri, quindi, i veri protagonisti emozionali che sviscerano universi lontani e paralleli che mettono in contrasto proprio le due figure genitoriali punto cardine di tutta l’opera attorno alle quali si consumano drammi e vite innocenti.

E Luisa?
Il dramma di Luisa non è un’episodica tragedia sospesa in un tempo lontano, mi capita spesso - infatti - di riflettere sull’estrema attualità di quest’opera che nei suoi risvolti più atroci e scellerati ci trascina in una macabra realtà che non conosce né spazio né tempo. Luisa è una vittima in senso assoluto. È una donna disorientata di fronte alle avversità della vita e che subisce tutte le situazioni sentendosi in trappola. Dilaniata tra il profondo amore per il padre e la propria irraggiungibile felicità. Ma la vera tragedia è proprio nel paradosso di chi come lei subisce anche l’amore del suo amato che l’avvelena per un dubbio infondato.

Come sarà questa Luisa Miller?
Il mio obiettivo principale è raccontare la storia. Per cui questo sarà un allestimento assolutamente snello che non ingombrerà il racconto con inutili sovrapposizioni di altri elementi se non quelli che appartengono al periodo storico e il luogo in cui il melodramma si ambienta. Ho l’occasione di far comprendere al pubblico un’opera verdiana meno conosciuta nella sua intima essenza. Cercherò di fondere il testo e la musica in un amalgama con la storia dando una fluidità e comprensibilità al racconto, eliminando ogni divagazione. Io credo fermamente che chiunque ami l’opera deve in primo luogo rispettarla e mai stravolgerla.

Progetti per il futuro?
Ci sono due allestimenti Carmen e Rigoletto che nei prossimi giorni risuoneranno in alcune manifestazioni di grande prestigio e che già durante le scorse esibizioni hanno fatto registrare larghissimi consensi di pubblico. Mi dedicherò prossimamente a due progetti intensi e molto speciali, uno in Italia l’altro Oltreoceano, ma sono uno scaramantico e per il momento non posso dire di più!


(Comunicato/Teatro Verdi di Salerno)

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