martedì, novembre 16, 2010

Cremona, note sulla Cenerentola di Rossini

Di seguito una nota del direttore Giacomo Sagripanti e la nota di regia di Rosetta Cucchi sulla Cenerentola di Rossini in scena al Teatro Ponchielli di Cremona.

"Nodo avviluppato", dilemma, enigma? ...

Certamente difficile inquadrare musicalmente il capolavoro rossiniano, sublime modello di teatro musicale comico belcantistico, una delle più astratte espressioni del genere operistico che si possano immaginare. Ho sempre pensato che il teatro musicale si fondi su un "grande compromesso": tra le esigenze della musica e quelle del palcoscenico, talora divergenti; tra il senso di libertà assoluta che deve pervadere l'interprete di fronte a un testo e i mille vincoli e condizionamenti che i limiti della realizzazione fisica impongono.

Nel teatro comico e nel repertorio belcantistico questo concetto, a ben vedere, si esaspera. Meravigliare, sorprendere, fascinare: è questo lo scopo del nostro fare teatro, con la recitazione, l'espressione, l'azione. Con le "meraviglie" e la libertà – infinita ma drasticamente limitata – della macchina teatrale. Con la musica! Il grande obiettivo che ci poniamo ogni volta che ci accostiamo a una somma espressione del genere operistico (quale "Cenerentola") trova perfetta corrispondenza nell'ideale musicale rossiniano, ancorato alla poetica e alle regole del Belcanto. Ben lontano dall'imitazione di stampo romantico, fonda piuttosto sull'illusoria vaporosità dell'evocazione la sua ragion d'essere: più vicina allo spirito del grande teatro barocco e settecentesco che alla fisicità emotiva dello spirito ottocentesco. C'è da misurarsi con concetti chiave quali: "meraviglia", "astrattezza", "evocazione". La musica diventa l'ossigeno necessario a sostenere e innescare il grande ritmo teatrale, con l'obiettivo di evocare con un suono adeguatamente "astratto" e la purezza del canto ciò che l'azione e la regia suggeriscono direttamente. La poetica musicale e vocale rossiniana basata sul concetto estetico di "ideale", suggerisce la realizzazione di uno spettacolo vario, originale, e di un teatro che si sviluppa secondo il principio dell'originalità, della massima libertà e della variazione. Principi teatrali che vanno rispettati anche nell'espressione del canto: dalle agilità variate del rondò finale, alle mutazioni ritmiche delle frasi espressive e di grande respiro del sestetto ("Ah Signor s'e' ver che in petto") o del finale del primo atto ("Di quella voce il suono"). Sulla base di queste premesse, le intenzioni della musica sono quelle di amplificare gli effetti, illuminare i dettagli, accentuare le intenzioni e sviluppare l'azione secondo un discorso dal ritmo il più possibile giocoso e serrato.

E se pure la tradizione, specialmente nel caso di grandi capolavori come "Cenerentola", diventa imprescindibile punto di partenza, vorremmo non dimenticare mai lo spirito ironico e giocoso che Rossini stesso continuamente suggerisce, e cercare così, in tutta umiltà, di svincolarci da tradizioni e stilemi che un........"topolino" cercherà ancora di riproporre in palcoscenico.....

Giacomo Sagripanti

..A mille ce n’è .. Una storia per mille fiabe

Ed è proprio ciò che è Cenerentola, una fiaba antica, la cui origine si perde nella notte dei tempi, c’è chi la attribuisce all’antico Egitto, chi alla Cina dei piccoli piedi in minuscole scarpette, ma ognuno di noi almeno una volta nella vita, da bambino, si è seduto e ha ascoltato. Le bimbe hanno sognato quell’abito incantato e hanno pianto con Cenerentola costretta a casa mentre fuori il mondo girava a tempo di valzer.

Ancora oggi nell’era dei computer, dei dvd, degli audio-libri, quando penso ad una fiaba, immagino quel libro con la copertina di pelle bordata in foglia d’oro che lentamente si apre e cattura l’immaginazione, ed è così che ho voluto raccontare questa storia. Una vecchia biblioteca piena di grandi libri, la prima cosa che colpisce è l’odore della carta stampata che ingiallisce e scandisce il tempo che passa, ma è solo l’involucro che invecchia, le storie sono lì, effervescenti, fresche e sempre pronte ad essere rilette. La nostra biblioteca è popolata da bizzarre figure che si aggirano tra gli scaffali, custodi del sapere e della magia, sempre attente che ogni volume sia al suo posto e nessun lieto fine riesca a sfuggire alla propria storia, assomigliano a dei topi e sono curiosi come dei topi, il loro capo è un mago, si chiama Alidoro, ed è proprio a lui che chiederanno il permesso di aprire il libro di Cenerentola. Due sorelle che vincerebbero il primo premio alla fiera delle vanità, un padre-patrigno senza scrupoli, cattivo e pronto a tutto per salvarsi dalla rovina, un principe con qualche sfumatura di azzurro, un cameriere sopra le righe e lei, Angelina, sempre sporca di cenere ma con la forza che le nasce dall’onestà e dalla bontà, non confondetela con la debolezza, Cenerentola è una signorina con una grande forza di carattere, ..in casa di quel principe portatemi a ballar.. mica facile affrontare un padre così!! ma lei ha i suoi fidi topini ed il loro comandante che l’aiuteranno ad arrivare in tempo alla festa. Una riceta veramente esplosiva, fatta di personaggi che hanno sogni e debolezze, ed è proprio al finale del primo atto che ognuno di loro cantando ..ho paura che il mio sogno vada in fumo a dileguar.. troverà sotto il coperchio di un vassoio d’argento l’oggetto dei propri desideri e se ne ciberà come ci si ciba della vita stessa.

Una scarpetta? No uno smaniglio che ai giorni nostri si chiamerebbe bracciale, lei se lo toglie e lo lascia al principe, cercami e alla mia destra il compagno vedrai, e di nuovo l’oggetto del nostro desiderio si allontana e sparisce dalla nostra vista, a quel punto diventa il centro dei nostri pensieri, non si può vivere senza, e la caccia ha inizio. Una schiera di topi sulle tracce di una ragazzina cenciosa, ma loro sanno dove andare a cercare, girano pagina ed ecco quel grande camino, lei è lì, ha ancora in bocca il sapore che si ha il giorno dopo avere dato un bacio, centellini le volte in cui ci ripensi, perché ogni volta il cuore batte forte e lo stomaco ha un sussulto; lui la trova e a dispetto di quelle due arpie e del loro degno padre lui se la sposa. Una favola intrigante che Rossini farcisce, come un tournedos, di musica indimenticabile, in un meccanismo perfetto che si muove costantemente a quattro mani. Poi Rossini si concede un momento che dedica quasi esclusivamente alla musica, un divertissement della sua anima giocosa, dove un canone intricatissimo si sviluppa e si avviluppa su se stesso.. e allora perché non giocare anche noi, saltando fuori dalla storia per un attimo e facendo vedere al pubblico i vizi e le virtù di noi poveri artisti, ultimamente un po’ bistrattati ma che speriamo sempre nella fatidica frase… e vissero tutti felici e contenti!

Rosetta Cucchi

(Comunicato/Teatro Amilcare Ponchielli)

Nessun commento:

Posta un commento